A tu per tu con Gabriele Sodano!
Buendia cari amici!
Oggi, 13 febbraio, il racconto La mano del morto di Andrea Monticone debutta da Via Baltea e dà il via alla rassegna “I mercoledì della piola: indovina chi viene a cena?”.
Ogni secondo mercoledì del mese Via Baltea 3 si trasforma in una piola calda e accogliente: una serata con un piatto goloso da osteria, abbinato a un buon vino e una sorpresa letteraria o musicale!
Il menù di stasera? Polenta concia con timo e radicchio + Barbera di Cascina Gilli + libro, al costo totale di 13 €
Per prenotare un tavolo: 011 2074514
Venite a trovarci in Barriera di Milano e passiamo insieme una serata all’insegna del buon cibo, del buon bere, del buon vivere (e leggere), tra thriller, azione e mistero!
Aspettando le ore 19, il nostro salottino virtuale ha il piacere di ospitare il protagonista di un’indagine avvincente e dal ritmo cinematografico tra le vie di Torino: Gabriele Sodano!
Diamo il benvenuto al nostro colonnello!
- Comandi… Agli ordini… Insomma, buongiorno Gabriele Sodano! Grazie per essere qui con noi. Finalmente sei tornato, come mai ti ci è voluto così tanto tempo?
Bisognerebbe chiedere al mio autore perché… Credo volesse dedicarsi a romanzi più sofisticati, sai, lui è un intellettuale. In ogni caso non mi sono annoiato senza di lui. Certo, mi sono preso un periodo di vacanza, ho fatto molto lavoro oscuro. La Dia lavora molto sottotraccia. E anche questo racconto può dimostrarlo. - Dopo una serie di romanzi thriller, con La mano del morto sei protagonista di un racconto: ti trovi bene in questa forma narrativa?
È la seconda volta che mi accade e anche l’altra volta mi hanno sfasciato l’automobile. Io e l’autore dovremmo parlare di questo… Comunque sì, mi sono trovato molto bene. È stato elettrizzante. Credo di aver fatto anche cose un po’ diverse dal solito. Mi sono divertito. Anche se non dovrei dirlo, vista la natura di questa indagine particolare, costellata di morti assurde. Credevo di essermi indurito, negli anni, ma non lo si è mai abbastanza. Per fortuna, o tanto varrebbe smettere. - La nuova indagine è ambientata un Barriera di Milano: com’è stato muoversi tra le vie di questo quartiere? E qual è in generale, il tuo rapporto con Torino e il Piemonte?
Non credevo che Torino potesse ancora sorprendermi. Con questa indagine ho scoperto un paio di posti nuovi e per motivi diversi sono stati molto piacevoli. E almeno in uno ci tornerò di sicuro, da Cristina per la pizza. Commovente è la parola giusta. Quanto a Torino, beh, dopo tanti anni lo sapete tutti che ho un rapporto di odio e amore… Non mi dispiacerebbe vivere in campagna come mio padre o il mio amico giornalista, lui sì che ha capito tutto. - La vita (e la letteratura) è una partita a poker, un giro di roulette, una sessione di bingo o un solitario?
La letteratura credo sia un po’ tutte queste cose, bingo a parte perché odio la sola parola. Il poker, così come lo sport, è metafora di battaglie, si affronta un avversario e si deve mettere in gioco la propria intelligenza, corteggiare la fortuna ma non farsi abbindolare, bluffare o svelare un bluff. Non ho mai considerato la vita un azzardo. Un gioco pericoloso, questo sì. Sai che non se ne esce vivi (scusa, ho mutuato dal mio autore il pessimo senso dell’umorismo)? - Quali sono i tuoi prossimi obiettivi, le tue speranze per il futuro? Cosa vorresti fare? Hai faccende in sospeso, sogni nel cassetto? Detto in due parole, anzi tre: ti rivedremo ancora?
Penso di sì. Credo che il mio autore non si sia sfogato abbastanza con un solo racconto. Io, personalmente, non ho grandi ambizioni. La mia carriera la conoscete e sapete come è stato complicato arrivare al grado di tenente colonnello. Vado per piccoli obiettivi: arricchire la mia collezione di vinili di Clapton, per esempio. - Proprio perché sei tu, facciamo un’eccezione alla regola e ti facciamo una domanda in più: c’è qualcosa che vorresti dire al tuo autore e ai lettori?
Ai lettori dico solo grazie per l’affetto di questi anni. Al mio autore chiedo di essere meno pigro e farmi fare qualcosa di divertente. Per esempio ogni tanto potrebbe mandarmi a qualche concerto, al cinema… Insomma, fammi vivere, dannazione a te!